Quasi un’improvvisata questa mini-rassegna teatrale dedicata ai Giovani, non uno sconto del supermercato, ma un’offerta ghiotta a cui desideri subito partecipare.
„UNO“ è l’unicità di ogni spettacolo teatrale, che, per quanto replicato, resta unico nell’attimo di chi lo offre e di chi lo guarda. „UNO“ scambio di emozioni contagiose, tra l’energia dei giovani interpreti e l’occhio bonario di chi è venuto a vederli. Entrando dagli occhi, si propaga dappertutto, come un elisir di nuova linfa.
La Corte dei Folli, da anni una garanzia consolidata, nella scelta e nell’organizzazione di spettacoli teatrali, apre le porte dei Battuti Bianchi, per donare nuove esperienze agli spettatori. Questa volta affida il palco ai suoi più giovani attori, registi, tecnici e ai suoi ospiti di spicco nel panorama nazionale dei virtuosismi più apprezzabili.
La mia gamba ingessata non è stata sufficiente a scoraggiarmi dall’affrontare ogni piccolo ostacolo e grazie all’amorevole assistenza di questi Folli Teatranti a 360 gradi e della generosa attrice Virginia Risso, ho potuto godermi questi 3 spettacoli che vi voglio raccontare.
Spero che li cerchiate in giro e che non vi perdiate nessuna replica, l’impegno vi sarà ripagato!
Patrizia Aramu
La Scugnizzeria Napoletana (non solo teatro http://madeinscampia.it/content/10-la-scugnizzeria)
REQUIEM PER UN BURATTINO
Regia: collettiva
Testi di: Luca Aranella, Rosario Esposito La Rossa, Vincenzo Fortunato, Rosanna Marotta
Interpreti: Luca Aranella, Emanuele Aruta, Lucia Cioffi, Rosanna Marotta, Miriana Pennacchio
19 settembre 2023, Teatro Battuti Bianchi – Fossano (CN)
Conoscete Lucignolo? Ma sì, quello scellerato personaggio allampanato, dal comportamento sfacciato e biasimevole, che il Collodi ha dipinto, a tinte vive, come il diavolo tentatore di Pinocchio! Da lì in poi, „Lucignolo“, nell’immaginario comune, non significa „cordoncino di fibre ritorte che serve alle candele da miccia per illuminare“ ma è l’emblema della tentazione, dell’amico che trascina nel vizio e conduce verso la peggiore versione di vita dissipata.
Lucignolo, in realtà, è presente in ognuno di noi, un piccolo stoppino di pecora nera, che gli eventi possono accendere in qualsiasi momento, foriero delle scelte peggiori e dei comportamenti irrispettosi. Ebbene: Lucignolo è morto. Rosario Esposito La Rossa lo racconta nel suo „Lucignolo, Storia di un bambino diventato burattino“. La Scugnizzeria di Napoli, sale sul palco e ci dimostra questa storia. Attraverso un grande talento e una verace espressività, i giovani attori diventano Pinocchio, la fata Turchina, la professoressa e la fidanzata di Lucignolo. I quattro personaggi, coadiuvati da un convincente brigadiere, non si perdono in beatificazioni post mortem, ma restituiscono la peggiore versione dell’estinto, che neppure da morto riceve la pietà dei suoi conviventi.
Ognuno di loro, interrogato, non si perde in chiacchiere e offre ogni parola utile per delineare se stesso e il suo rapporto con Lucignolo. Gli attori lo sanno fare con generosità, i personaggi sono veri, la loro personale storia fa capolino e si intreccia con i fatti che ci svelano.
Possiamo immaginare la vita della professoressa, integerrima nel suo bisogno di riscatto e ascoltiamo i suoi giudizi impietosi, antitesi di una sofferenza mai placata, nè ammorbidita. La grande interpretazione dell’attrice, lascia uno strascico di emozioni e di pensieri vaganti. La fata Turchina si veste di pailletes e appare nel suo lato lascivo, contaminata da Lucignolo? Sarà.
La graziosa fidanzatina della porta accanto, come avrà fatto mai ad innamorarsi di quel mostro? Quanto lo avrà amato?
Pinocchio, bambino, salvato dalla malvagia contaminazione, sveste i panni burattineschi ceduti al caro estinto e ne ricorda le gesta. Ma lui c’era o non c’era?
Il brigadiere sa accendere e spegnere ciascun profilo, con tempi e modi appropriati.
La regia collettiva è una partecipata presa di posizione. L’uso della lingua napoletana accresce il realismo: un contributo a veicolare i molteplici messaggi, dritti verso lo spettatore.
Da spettatori sappiamo che loro sanno quello che ci stanno raccontando, la verità di questo retroscena di favola ci commuove e ci tocca profondamente.
Siamo grati alla Scugnizzeria di Napoli per il dono che ci hanno fatto, col desiderio che tanti altri spettatori possano goderne e scrociare, per loro, meritati applausi.
La Corte dei Folli APS (https://www.lacortedeifolli.org/)
DIETRO IL MURO
Regia e adattamento teatrale: Stefano Sandroni
Audio e Luci: Simone Ravera, Clara Zovato
Testo: Rosario Esposito La Rossa
Interpreti: Fiandrino Maria Sole, Licitra Lucrezia, Mancardi Vanessa, Mazzucco Maria, Milanesio Anna, Noto Serena, Ravera Lorenzo, Pattarino Sara, Polato Alberto, Tortore Giada, Zito Chiara
22 settembre 2023, Teatro Battuti Bianchi – Fossano (CN)
Cose preziose nascono dai laboratori di Teatro e grande è l’impegno che si richiede a ciascun novello attore, quando il testo che si mette in scena non è una favola a lieto fine, nè una commedia farsesca, ma una attuale verità.
„Dietro il muro“ ci mostra una ferita aperta per l’umanità intera, una dolorosa cicatrice che stenta a guarire perchè manca di cure, qualcosa che si preferisce ignorare.
Cinque sono i muri della vergogna raccontati (Belfast Cattolica-Protestante; USA-Messico; Corea Nord-Sud; Zimbabwe–Botswuana; India-Pakistan) di cui poco si parla, cose che non si svelano.
Uno è un ponte (Mostar in Bosnia Erzegovina).
La corte dei Folli, con i suoi giovani Folletti, si impegna a documentare e denunciare questa vergogna, attraverso un paziente lavoro di studio e trasformazione di un testo scritto, in scene pulsanti.
In primo piano volti, parole, suoni, luci, musica, corpi e coreografiche azioni mirate, ci raccontano le storie di chi il muro l’ha incontrato. Sono persone in carne ed ossa, con bisogni e sentimenti comuni, che, per colpa del Muro, hanno perso ogni diritto basilare a condurre una vita dignitosa.
Amori clandestini divisi a forza, famiglie separate, amici trasformati in nemici, popoli interi rinchiusi, oppressi, ridotti alla fame. Vite di serie C, gente discriminata a cui nessuno tende una mano.
I Folletti hanno fatto il pieno e si lanciano in fresche interpretazioni, ricostruendo ciascuna storia con l’operosità dell’ape che fa il miele, consegnando messaggi nudi e crudi, che dolci non sono.
Li sentiamo i fidanzati, le mogli, i figli i mariti, gli amici separati o traditi. Li vediamo i corpi rinchiusi e martoriati, le gabbie i muri…
Il pubblico ascolta, guarda, apprende e cresce insieme ai giovani protagonisti sul palco, che ringrazia.
E’ un palco di artistica denuncia, che la guida virtuosa di Stefano Sandroni, conduce fino a noi con i suoi attori e un’efficace regia.
La Corte dei Folli APS (https://www.lacortedeifolli.org/)
THE MEANING
Regia e adattamento teatrale: Stefano Sandroni
Aiuto Regia: Lorenzo Ravera
Testo di: Stefano Sandroni tratto dal romanzo “Niente” di Janne Teller
Interpreti: Celeste Abellonio, Beatrice Barale, Edoardo Bonanno, Miriam Flego, Rebecca Mellano, Anna Olivero, Matteo Rottondo, Simone Ravera, Clara Zovato
23 settembre 2023, Teatro Battuti Bianchi – Fossano (CN)
„Non c’è niente che abbia senso… e se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che far qualcosa“…. „perchè un giorno comincia solo per finire. Nel momento in cui siete nati avete cominciato a morire..“
Con queste dichirazioni, l’adolescente Pierre Anthon getta una bomba con la miccia accesa tra i suoi compagni. Sono ragazzini, ex bambini che si affacciano alla sfida per affermare se stessi.
La bomba li impressiona profondamente e deflagra, tra loro, accendendo una gara per dimostrare che Pier Anthon si sbaglia.
Lui si estrania e, come il barone rampante, si distacca da tutto salendo e restando su un albero.
I ragazzini si interrogano, si inquietano, si confrontano, cercando ciò che ha senso per ognuno, ma come fare per dimostrarlo? Si inventano una catasta, simbolo/raccolta dei significati di ciascuno. Dapprima gli oggetti/simbolo di significato sono superficiali, difficile abbandonarli, ma senza danni gravi.
Poi la sfida si fa dura, ogni depositario del suo significato avrà diritto a chiedere esplicita partecipazione al prossimo.
Le frustrazioni emergono, le vendette guidano le scelte in un’escalation di crudeltà disumane, senza peso della gravità. Ognuno si sacrifica con dolore, ma continua il gioco perverso, senza tirarsi indietro.
E’ metafora dell’insensatezza di perder la ragione, in favore dell’appartenenza e di quelle sfide dimostrative alle quali i ragazzini abboccano, se non si sentono esistere o si sentono soli.
Come nella vita, anche quì i bambini, nella loro inconsapevole innocenza, possono diventare cattivi.
E’ così importante la catasta, ma Pierre Anthon non la degna di attenzione. Ed è proprio per ottenere attenzione che si vendono i significati, mercificando tutto ciò che avrebbe un senso…
I ragazzi della Corte dei Folli, attreverso uno studio attento dei personaggi e una recitazione puntuale ed efficace, hanno saputo saputo trasferire il tormento di ciascun carattere, nel dipanare la trama del romanzo. Non è, questa, un’impresa facile, neppure per attori più consumati.
Lo spettacolo conferma ancora l’efficacia del laboratorio di Teatro, nella presenza, nella costanza, nel lavoro di ricerca che lo ha prodotto. Una crescita costante, un allenamento alle emozioni e un bagaglio di esperienze da usare nella vita.
Il talento di Stefano Sandroni e di questo gruppo di giovani attori, ha saputo traslare questo testo difficile in uno spettacolo corale, impattante, bello e al servizio della scena.
Credo che il pubblico, in un silenzio totale, colpito allo stomaco e quasi senza fiato, abbia raccolto i messaggi e gli stimoli di riflessione profonda, che „The Meaning“ ha suscitato.
Sarà vero che niente ha senso? Che cosa ha senso per te?
Applausi.