il solletico
pensieri, racconti, recensioni e appunti di viaggio nell’universo teatrale
Così come il solletico stimola una reazione,
questo angolo vuole essere un pungolo, una condivisione
che stimoli l’incontro, il confronto, la curiosità
di chi avrà la voglia di farsi… “solleticare”.
Visto:
2 dicembre 2017 – Teatro Battuti Bianchi – Fossano (CN) (debutto)
6 settembre 2018 – Tracce – Oliveto Citra (SA)
2 maggio 2023 Teatro i Portici – Fossano (CN)
12 ottobre 2024 – TEATRO APS c/o Auditorium San Baudolino – Alessandria
NEL NOME DEL PADRE di Luigi Lunari
LA CORTE DEI FOLLI APS di Fossano (CN)
Regia Stefano Sandroni
Mi piace rivedere gli spettacoli più volte, in particolare mi piace vederne il debutto e rivederli dopo tante repliche, per percepire i cambiamenti e le atmosfere che si concretizzano dopo tanti palchi e tanto pubblico.
La rassegna TEATRO APS, nella sua seconda serata ad Alessandria, ospitata della Compagnia TEATRO INSIEME, mi ha dato l’opportunità di rivedere ancora “Nel nome del Padre”. La squisita accoglienza dei padroni di casa e l’ambiente quasi familiare hanno condito vecchie e nuove emozioni, direttamente dal palco al pubblico, per uno speciale sabato sera.
Vorrei condividere con voi la prima recensione, che scrissi nel 2017 e che risento, ancora viva, dopo 6 anni. Un incanto che i buoni spettacoli sanno imprimere in modo indelebile.
“Nel nome del Padre” ha meritato, in 85 repliche, in giro per l’Italia, numerosi riconoscimenti e applausi moltiplicati: migliaia di mani unite, nel battito loro e del loro cuore.
Non conoscevo “Nel nome del Padre” di Luigi Lunari, me ne avevano parlato, per la prima volta, Pinuccio Bellone e Cristina Viglietta una sera a cena, tra i racconti, le storie dei “Folli” e i progetti, sempre nel nome della nostra comune passione: il teatro.
Mi avevano raccontato, brevemente, la storia dell’incontro con Lunari, di quanto si sono sentiti lusingati per esser stati scelti a rappresentare il suo lavoro, poi della bellezza di quel testo, della grandezza di quell’impresa, ecc.. ecc.. Li ho ascoltati colpita dal loro modo semplice di dire le cose, cose che poi diventano fatti, fatti che poi diventano passioni, emozioni, successi!
Non ho voluto approfondire o leggere di più. Di solito quando vado a teatro o al cinema non voglio conoscere la trama, leggo rapidamente giusto il foglio di sala. Amo lasciarmi sorprendere.
Poi l’ho visto.
Ci ho messo un po’ a far decantare tutte le sensazioni che ho provato, come si fa con il vino buono per esaltarne aroma, gusto e qualità. Ho borbottato qualcosa a fine spettacolo, sulla scia dello slancio emotivo, ma non era abbastanza.
La bellezza del testo di Luigi Lunari, attraverso le voci di Cristina e Pinuccio, ha percorso i sentieri giusti per essere ascoltato e compreso.
Che storia affascinante quella di Rosemary e Aldo e quale migliore riscatto l’idea di farli incontrare per raggiungere la pace insieme! Mi sembra riduttivo descrivere, in poche parole, quello che provo ogni volta che vengo a sapere di storie di vite non vissute, di persone nell’ombra e nella sofferenza, sacrificate nel nome di qualcuno o di qualcosa. Quante ne scopriamo in ogni angolo, quante rimarranno per sempre sconosciute.
Luigi Lunari ha raccolto queste due vite singolari, che sono state occultate al mondo e ce le ha restituite con maestria, dipingendo i loro ritratti con le parole. Disegnando, a poco a poco, le loro figure con tratti essenziali e delicati, eppur riuscendo a scavare nel profondo.
Con questa storia ha reso giustizia a loro e a tutti i martiri che sono stati (e ancora sono) vittime dei peggiori difetti umani di tutti i tempi.
Ma le parole e la storia, gli ingredienti principali dei prodotti teatrali, non sono che una parte dello spettacolo. La regia, l’interpretazione, le voci, l’ambientazione scenica, luci e musica, ne fanno il dolce perfetto per ogni palato.
L’ambientazione era d’impatto: grigiore freddo e ruvido, come rovine di un tempio o un tempio mai finito, che ospitava e racchiudeva gli oggetti di scena. Uno “Star-gate”, al centro, sormontava la scena e si illuminava nei giorni del giudizio. Un luogo inesistente, ma dove i personaggi si potevano agevolmente appoggiare ed essere caratterizzati.
La regia di Stefano Sandroni (e il buon lavoro di squadra con gli attori), hanno saputo dosare lo svolgimento di questa trama con sapienti equilibri e ritmi sempre appropriati alle varie situazioni. I movimenti, l’uso dello spazio, la drammaturgia e la struttura scenica hanno arricchito le parole e la storia di ulteriori significati.
Le interpretazioni di Cristina e Pinuccio di Rosemary e Aldo sono state magistrali. Abbiamo visto chiaramente lo studio puntuale e appassionato dei personaggi, un grande lavoro di preparazione professionale.
Ne sono stata letteralmente rapita: il mio spirito aleggiava in quei personaggi, mi sentivo dentro di loro, ne potevo sentire il battito del cuore ed il respiro. Mi sembrava di parlare con loro, in loro, e di poter ascoltare proprio loro, mentre la loro storia si dipanava lentamente sul filo del racconto.
Loro erano in due, ma Cristina e Pinuccio, in una simbiosi osmotica, ci hanno saputo mostrare sottili intrecci dell’uno e dell’altra che, a tratti, riunivano le due personalità in una sola.
La sapienza delle controscene, la precisa e naturale esecuzione di gesti e movimenti, davano risalto ancora maggiore all’atro personaggio, mentre si stava esprimendo sotto la luce.
I tratti delle voci, i colori, le espressioni e le posture ci hanno svelato l’autenticità di Aldo e Rosemary e ce li hanno presentati in tutte le loro caratteristiche. Ci hanno commosso. Eravamo tutti solidali e li abbiamo riconosciuti e amati, colmandoli di qual sentimento che forse non hanno mai conosciuto.
Cristina e Pinuccio hanno portato in scena ancor di più, le esperienze e le vite mischiate, regalandoci un pezzo di loro stessi. Perché gli attori generosi non si risparmiano e restano lì, nei loro personaggi al servizio della scena.
Luci e musica hanno condito ed esaltato il sapore di uno spettacolo perfetto, che ha preso il pubblico e ha riempito il suo attento silenzio di tanti significati e di messaggi da non dimenticare.
Patrizia Aramu