Enrico Maria SALERNO
(Milano, 18 settembre 1926 – Roma, 28 febbraio 1994) è stato un attore, regista e doppiatore italiano.
Interprete di grande talento, dalla solida formazione teatrale, è considerato uno degli attori più completi e versatili nella storia dello spettacolo italiano, avendo spaziato con risultati spesso eccellenti in un vastissimo repertorio, dai classici del teatro al cinema d’autore e di genere, dalla televisione al doppiaggio.
Nacque a Milano il 18 settembre del 1926, figlio di Antonino Salerno[, un avvocato originario di Erice (in provincia di Trapani), e di Milka Storff, una violinista jugoslava. Era secondogenito di quattro figli, tutti artisti: Titta, pittore e critico d’arte, Ferdinando, musicista e cantautore, Vittorio, sceneggiatore e regista.
A soli 17 anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana come ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana presso la scuola AA.UU. “Varese”. Con la liberazione viene imprigionato nelcampo per prigionieri di guerra di Coltano, presso Pisa.
Si sposa due volte: la prima con Fioretta Pierella, dalla quale ha avuto quattro figli; la seconda con l’attrice Laura Andreini, con cui ha vissuto gli ultimi dodici anni della sua vita. Fuori dal matrimonio ebbe una relazione con l’attrice Valeria Valeri: ebbe da lei una figlia (che riconobbe e a cui diede il suo cognome), Chiara, anch’ella doppiatrice e attrice televisiva.
Tra le figure più rappresentative dello spettacolo italiano nella seconda metà del Novecento, nella sua carriera d’attore interpreta 102 spettacoli teatrali, gira 92 film come interprete, 3 come regista, innumerevoli tv-movie, centinaia di ore di trasmissioni TV, centinaia di ore di Radio.
È morto il 28 febbraio 1994 al Policlinico Gemelli, a Roma, dove era ricoverato per un tumore ai polmoni, all’età di 67 anni. Riposa nel cimitero di Castelnuovo di Porto, dove visse molti anni della sua vita. Enrico Maria Salerno era un ateo agnostico.
Esordì giovanissimo in teatro, cimentandosi anche nell’operetta. Dopo diverse esperienze minori, nel 1949 entrò nella compagnia di Laura Adani e Sergio Tofano e, nel 1950, fu scritturato da Giorgio Strehler per La morte di Danton. Dopo la breve ma fruttuosa collaborazione col Piccolo Teatro di Milano, viene diretto da Orazio Costa in alcuni spettacoli classici[2] e recita in varie compagnie accanto ad attori come Luigi Cimara e Memo Benassi, fino ad imporsi come uno degli attori di punta della nuova generazione con l’interpretazione de I fratelli Karamazov (1953). Dal 1955 al 1958 è primo attore del Teatro Stabile di Genova, portando in scena con successo (talvolta anche come regista) opere di Shakespeare, Alfieri, Cechov, Plauto, Dostoevskij, Pirandello e Giraudoux: apprezzato interprete drammatico, dotato di una voce calda e ammaliante, diventa in breve un grande e noto attore teatrale.
Nel 1960 fonda insieme ad Ivo Garrani e Giancarlo Sbragia la “Compagnia degli Attori Associati”, gruppo che allestì spettacoli impegnati e di critica sociale, come Sacco e Vanzetti di Mino Roli e Luciano Vincenzoni. Nel 1963 è un marito vittima di un vizioso ménage coniugale in una riuscita trasposizione della pièce Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, con la regia di Franco Zeffirelli.
Nel 1966 al Teatro dell’Opera di Roma è protagonista del Manfred di Byron, nel ruolo di attore recitante sullo spartito musicale di Schumann, diretto da Claudio Abbado, regia di Mauro Bolognini. Nel 1967 viene scritturato da Garinei e Giovannini come protagonista della commedia musicale Viola, violino e viola d’amore, ed avrà come compagne di lavoro le Gemelle Kessler: con una delle due, Alice, ha avuto anche una relazione sentimentale.
Nel 1974 interpreta con Paolo Stoppa e Rina Morelli Le rose del lago di Franco Brusati. Nel 1976 fa coppia con Giovanna Ralli in una commedia di Bernard Slade, Fra un anno alla stessa ora.
Nel novembre del 1979 vuole accanto a sé a teatro Veronica Lario, come protagonista femminile della commedia di Fernand Crommelynck Il magnifico cornuto: Veronica aveva 23 anni e ricopriva il ruolo di Stella, moglie di un uomo patologicamente geloso che, a un certo punto, la costringe a mostrare il seno nudo a un altro uomo (per la cronaca, l’attore Gerardo Amato, fratello di Michele Placido).
Nelle stagioni 1980-1981 e 1981-1982 è regista e protagonista di Io, l’erede e di Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo. Nel 1985 interpreta l’Otello di Shakespeare con la regia di Giancarlo Sbragia.
Nel 1991 torna alla collaborazione con Franco Zeffirelli per la messa in scena dei Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello dove è straordinario interprete del personaggio del padre.
Il suo ultimo spettacolo debutta al Teatro Pergolesi di Jesi, nel gennaio 1993: è lui il protagonista del dramma di Arthur Miller Morte di un commesso viaggiatore, allestimento di cui Salerno cura anche la regia. Dopo la morte, è stato intitolato alla memoria dell’attore un prestigioso premio a sostegno della drammaturgia contemporanea.