drammaturgia e regia Elide Giordanengo
Nella storia del mondo accade, (ne sono testimonianza le guerre in atto) in modo ricorrente che qualcun altro decida chi sei, dove devi stare.
Ha deciso di odiarti.
Quando qualcuno inizia a disprezzare chi sei.
Quando qualcuno ti guarda con indifferenza.
Ti prego guardami, io sono una persona.
Ecco il perché del titolo dello spettacolo, uno spettacolo nato nell’intento di commemorare coloro che 80 anni fa, sì, solo ottanta anni fa, sono stati deportati per essere uccisi. È drammaticamente necessario ricordare che il popolo ebraico ha dovuto subire pregiudizi e persecuzioni che hanno portato all’olocausto. 6 milioni di vittime che persero la propria identità, diventando solamente un numero. È drammaticamente vero, alla luce dell’indifferenza, del nostro cinismo nei confronti di coloro che abbandonano la propria terra per guerre e fame, in cerca di un futuro migliore. Non ci interessano, ci infastidiscono. E, se ci capita di provare una qualche forma di empatia, subito la anestetizziamo con il rumore della quotidianità.
Pur essendo tutti immersi in un numero imprecisato di stimoli, di rumori, di parole, spesso si è privi di ciò di cui si avrebbe davvero bisogno: qualcuno in grado di ascoltare in silenzio, senza pregiudizio. Ricordare l’Olocausto, la Shoah, salvarli dall’oblio – dice Liliana Segre – non significa soltanto saldare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione di indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.