“O’ scarfalietto” (lo scaldaletto) è una delle commedie più divertenti di Eduardo Scarpetta. Scritta nel 1881, è ispirata all’opera francese “La Boulé” di Meilhac e Halévy.
Il personaggio centrale, Felice Sciosciammocca, è una maschera tra le maschere, che racchiude in sé le esigenze dell’autore di dare sfogo alla fantasia, coniugandola con la realtà quotidiana che esprime i caratteri fondamentali della commedia napoletana.
Il primo atto si svolge nella casa di Amalia e Felice Sciosciammocca, da poco sposi, i quali, a seguito di continui litigi che vedono coinvolti anche i loro camerieri Michele e Rosella, decidono di separarsi, chiamando in causa i loro “curiosi” avvocati Anselmo Raganelli ed Antonio Saponetta. In una delle liti tra i coniugi, viene coinvolto anche il malcapitato Gaetano Papocchia, classica “macchietta” partenopea, che si trova per caso presente presso la loro abitazione per prendere in affitto una casa di loro proprietà nella quale sistemare la sua amante, la cantante Emma Karcioff.
La scena del secondo atto è ambientata dietro le quinte del teatro dove lavora Emma, nel quale fervono i preparativi per il nuovo spettacolo. Qui si reca spesso Gaetano, che ricopre di gentilezze la bella cantante. E qui, alla ricerca di quest’ultimo, capitano anche Felice e Amalia, i quali pretendono a tutti i costi che egli diventi loro testimone nella causa di separazione. Nella confusione generale, si inserisce anche Dorotea, moglie di Gaetano, personaggio decisamente sui generis e carico di una comicità effervescente, la quale, venuta a sapere della tresca di suo marito con Emma, è decisa a “chiedere giustizia”.
Il terzo atto è ambientato in un’aula di Tribunale, dove convengono tutti i personaggi della commedia e dove, dopo le testimonianze e le irresistibili deposizioni ed arringhe degli intervenuti, il Presidente sta per proclamare il verdetto finale. Ma, nell’atmosfera esagerata e inverosimile delle storie di Eduardo Scarpetta, come andrà a finire?
Questo classico di Scarpetta, nell’adattamento del regista Alfonso Rinaldi, rimane, fino al finale, un vortice inarrestabile di crescente e travolgente comicità, che risucchia il pubblico in una spirale di trovate alle quali diventa impossibile opporre resistenza.
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Ingresso unico € 20
Spettacoli: ore 16 e ore 21